Il Partito Democratico ultimamente ha subito critiche e attacchi da più parti per il modo con cui si pone sulla scena politica, attacchi non solo esterni ma anche interni.
Ritengo che allo stato si sia speso troppo tempo a discutere e poco, troppo poco, a fare, quando da fare c’è e in abbondanza, vedi i bisogni della gente che lotta ogni giorno con i mille problemi della vita, le riforme, il federalismo, le istanze del nord produttivo e del nord-est, ancora più in particolare, in un tempo di profonda crisi, crisi non solo economica
E’ tempo di agire non più di dibattere su cosa e come procedere, sulle forme e sui contenitori.
Questo non vuol ovviamente dire un procedere alla cieca bensì un nuovo modo di intervenire, perché l’elemento necessario per il successo di ogni agire si incardina nella comprensione della natura dei problemi da risolvere.
Bisogna individuare ed allo stesso tempo illustrare nuovi obiettivi e fornire nuove risposte ai problemi che si presentano sul nostro cammino. Occorre insomma un cambiamento di rotta per arrivare al vero PD, occorre esprimere una nuova classe dirigente giovane, in grado di svecchiare la politica al pari di quanto accade negli altri paesi europei, capace di svincolarsi dai personalismi e che consenta una ripresa della democrazia rappresentativa, a partire dal livello locale, a partire dalle segreterie stesse, che basi il suo operato sull’apertura e sul coinvolgimento della base, specialmente giovanile, che sappia accogliere con semplicità e sensibilità le varie esigenze della popolazione.
E per far questo occorre volontà e preparazione nell’agire di fronte ai temi sempre più complessi che si presentano e che richiedono quindi maggior attenzione alla formazione della classe dirigente, per occupare posizioni solo se in grado di sostenerle nella loro gravità, bandendo superficialità, improvvisazione e irresponsabilità che troppo spesso emergono nelle scelte di chi governa.
Occorre quindi un qualcosa di nuovo, ma veramente nuovo, un fare pensando e un pensare facendo, un dinamismo politico che si contrapponga alla passata staticità di una politica non in grado di stare dietro alla velocità dell’evolversi della società e delle nuove tecnologie, che pongono problemi sempre più articolati, la cui risoluzione e risposta deve, per essere efficace, diventare altrettanto se non più veloce e capace di anticipare scenari e sviluppi
Maggior attenzione verso la gente, maggior ascolto e soprattutto maggiori risposte, maggior senso pratico per ridare speranza, ma non senza contenuti, non vuota e cieca, bensì una speranza carica di valori, grazie alla forza del sapere ciò che è giusto fare.
Ritengo che allo stato si sia speso troppo tempo a discutere e poco, troppo poco, a fare, quando da fare c’è e in abbondanza, vedi i bisogni della gente che lotta ogni giorno con i mille problemi della vita, le riforme, il federalismo, le istanze del nord produttivo e del nord-est, ancora più in particolare, in un tempo di profonda crisi, crisi non solo economica
E’ tempo di agire non più di dibattere su cosa e come procedere, sulle forme e sui contenitori.
Questo non vuol ovviamente dire un procedere alla cieca bensì un nuovo modo di intervenire, perché l’elemento necessario per il successo di ogni agire si incardina nella comprensione della natura dei problemi da risolvere.
Bisogna individuare ed allo stesso tempo illustrare nuovi obiettivi e fornire nuove risposte ai problemi che si presentano sul nostro cammino. Occorre insomma un cambiamento di rotta per arrivare al vero PD, occorre esprimere una nuova classe dirigente giovane, in grado di svecchiare la politica al pari di quanto accade negli altri paesi europei, capace di svincolarsi dai personalismi e che consenta una ripresa della democrazia rappresentativa, a partire dal livello locale, a partire dalle segreterie stesse, che basi il suo operato sull’apertura e sul coinvolgimento della base, specialmente giovanile, che sappia accogliere con semplicità e sensibilità le varie esigenze della popolazione.
E per far questo occorre volontà e preparazione nell’agire di fronte ai temi sempre più complessi che si presentano e che richiedono quindi maggior attenzione alla formazione della classe dirigente, per occupare posizioni solo se in grado di sostenerle nella loro gravità, bandendo superficialità, improvvisazione e irresponsabilità che troppo spesso emergono nelle scelte di chi governa.
Occorre quindi un qualcosa di nuovo, ma veramente nuovo, un fare pensando e un pensare facendo, un dinamismo politico che si contrapponga alla passata staticità di una politica non in grado di stare dietro alla velocità dell’evolversi della società e delle nuove tecnologie, che pongono problemi sempre più articolati, la cui risoluzione e risposta deve, per essere efficace, diventare altrettanto se non più veloce e capace di anticipare scenari e sviluppi
Maggior attenzione verso la gente, maggior ascolto e soprattutto maggiori risposte, maggior senso pratico per ridare speranza, ma non senza contenuti, non vuota e cieca, bensì una speranza carica di valori, grazie alla forza del sapere ciò che è giusto fare.
Eddy Manzan
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